14-16 Aprile 2023
PAD 3 STAND A133
Viale Scarampo, Gate 5
Di Emilio Isgrò, che ha fatto della cancellatura la sigla distintiva, presentiamo “Dichiaro di non essere Emilio Isgrò”, un autoritratto concettuale in cui l’immagine è costruita per sottrazione, attraverso rinnegamenti, ripudi e amnesie altrui, del padre, della madre, della moglie. Eppure in questa negazione dell’identità individuale affiora prepotente un’identità collettiva e millenaria, quella che collega l’artista, profondamente influenzato dalla cultura greca, a Ulisse-Nessuno, eroe dai mille travestimenti e ambiguità.
In Griffa l’identità individuale dell’artista che domina la materia e si pone come emulo della Creazione si stempera nel segno che la mano dell’artista traccia sulla tela, abbandonandola alla memoria millenaria della pittura, strumento del divenire.
In Schifano l’identità è come diluita in un flusso ininterrotto di immagini che provengono da strumenti esterni all’uomo, di cui l’artista coglie istantanee che sottrae al continuo movimento del divenire.
Boetti opera uno sdoppiamento dell’identità nel proprio nome, la cripta nelle parole spezzate lettera per lettera, la delega alle ricamatrici afgane che realizzano le sue opere seguendo le sue istruzioni, a frantumarla in immagini ottenute a stencil, la nasconde in frasi allusive che rimandano al passato, al presente, al futuro dell’artista.
Pistoletto, partendo dall’autoritratto, cambia radicalmente la struttura rinascimentale del dipinto come finestra sulla realtà, e con essa l’identità forte dell’artista che domina lo spazio, trasformandolo in un luogo che accoglie spettatore e ambiente, e che cambia di volta in volta l’opera a seconda di chi la osserva.