Studio Guastalla
Via senato 24, 20121 Milano
Orari
Inaugurazione: giovedì 15 maggio 2003, ore 18-21.
Dal martedì al sabato
10-13 e 15-19
Con questa mostra lo Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea presenta le ultime opere di Emilio Isgrò, che proseguono un lavoro iniziato con le celebri cancellature aprendosi a emozioni nuove, a un’affabilità del vivere legata ai temi della cultura mediterranea.
Gli insetti e i filosofi – nelle installazioni e nei grandi pannelli su cui l’artista riposta pagine di libri da cui sciamano api, formiche, farfalle – sono i due poli di una realtà apparentemente contrapposta, quella della naturalità e quella della cultura.
Entrambi momenti iniziali della formazione dell’artista, capaci di suscitare stupore e meraviglia: lo stupore di fronte ai frammenti di Gorgia da Lentini, secondo cui nulla esiste, e se qualcosa esistesse non si potrebbe conoscere, e se si potesse conoscere non si potrebbe comunicare, così come lo stupore di fronte alle lucertole che accompagnavano le sue passeggiate per le campagna siciliana, dopo la scuola.
Due realtà solo apparentemente lontane, se gli insetti hanno fornito tante metafore ai filosofi, con la loro organizzazione comunitaria: Bacone paragona i ragni, le formiche, le api ai filosofi metafisici che deducono la verità dalle idee (come la tela del ragno), ai puri empiristi che la traggono dalla raccolta dei dati empirici (le formiche), ai pensatori completi, che rielaborano l’esperienza attraverso le categorie della ragione (il miele delle api). E così nella cultura ebraica – cui Isgrò guarda tanto quanto guarda alla filosofia greca – l’interpretazione del testo da parte dei maestri del Talmud e del Midrash (la spiegazione allegorica in forma di racconto, di favola) è paragonata al lavoro delle api che fecondano i fiori trasportandone il polline da un fiore all’altro, incrociandolo, così come il testo, per essere reso fecondo di significati, viene continuamente messo in collisione con altri testi.
Opere dunque per recuperare e trasmettere quello stupore che è fonte di conoscenza, e per fecondare e vivificare quelle emozioni troppo spesso sterilizzate dagli artisti.