Dadamaino: La formazione Emilia Eduarda Maino nasce a Milano il 2 ottobre 1930 Negli anni Cinquanta muove i primi passi nel mondo dell’arte: risalgono al 1956 le sue prime partecipazioni a mostre collettive con il nome di Dada Maino Verso la fine del decennio si affianca ai giovani artisti che seguono Lucio Fontana Sono l’avanguardia artistica del dopoguerra a Milano, ed eleggono il Bar Giamaica come loro luogo di ritrovo: Piero Manzoni, Gianni Colombo, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi
Dadamaino: I volumi
Nel 1958 realizza le prime opere intitolate Volumi: si tratta di tele con grandi fori ovoidali singoli o ripetuti che ne caratterizzano il debutto in seno all’avanguardia Nel 1959 Dadamaino aderisce al progetto di Azimuth, fondato da Piero Manzoni, che stabilisce stretti contatti con il Gruppo Zero in Germania, il gruppo Nul in Olanda, il gruppo Motus in Francia e il movimento Zero di Heinz Mack, Otto Piene e Gunter Uecker…
Negli anni che seguono partecipa a numerose mostre nazionali ed internazionali (Olanda, Belgio, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Svizzera) iniziando a lavorare con superfici di materiale sintetico, su cui pratica fori sempre più piccoli e numerosi Nascono così i Volumi a moduli sfasati: si tratta di fogli di plastica che dopo essere stati fustellati regolarmente a mano vengono tesi sul telaio sovrapposti in più strati su due telai È in questo periodo che Dada Maino diventa Dadamaino: un grafico stampa il suo nome e cognome attaccati, per errore, e l’artista coglie nell’errore una casualità fortunata
Dadamaino: Gli oggetti ottico-dinamici
Nel 1961 realizza gli Oggetti ottico-dinamici, costituiti da placchette in alluminio fresato ognuna delle quali è suddivisa in nove segmenti quadrangolari: sono oggetti che sembrano muoversi e variare continuamente, suscitando l’impressione di un flusso dinamico La prima esposizione personale in Germania si svolge nel 1962, presso la Galerie Senatore di Stoccarda Lo stesso anno viene inaugurata la mostra NUL allo Stedelijk Museum di Amsterdam a cura di Henk Peeters; fra gli artisti italiani sono presenti Castellani, Dadamaino, Dorazio, Fontana, Lo Savio, Manzoni Contemporaneamente nasce il movimento internazionale Nuova Tendenza a Leiden (NL) presso la Rijks-universiteit, al quale Dadamaino aderisce subito
Dadamaino: Dai Componibili alla Ricerca del colore
Nel 1966 realizza la serie dei Componibili: si tratta di piccoli quadrati ritagliati che scorrono lungo un filo di nylon; questi elementi possono essere spostati creando così combinazioni sempre nuove Dalla seconda metà degli anni Sessanta inizia la Ricerca del colore (1966-68), in cui analizza metodicamente e su base scientifica le infinite varianti cromatiche dello spettro solare Si tratta di 100 tavole, ciascuna 20×20 cm, su cui sono dipinte bande sottilissime in modo da poter confrontare e porre in relazione fra loro tutte le combinazioni cromatiche
Dadamaino: Dagli anni Settanta agli anni Ottanta
Il 1973 è l’anno della serie Superficie su superficie, ossia False prospettive: si tratta di lavori costruttivi policromi, realizzati a olio e impostati secondo un identico schema, mentre nel 1975 avvia il ciclo L’inconscio razionale, dove i tratti sono distribuiti sulla superficie del dipinto con una regolarità non programmata; in tutte queste opere la superficie è monocroma, nera con segni bianchi o viceversa Nello stesso anno inizia la serie dei Cromorilievi: su una tavola di legno l’artista dispone secondo un procedimento determinato piccoli legni che vengono poi laccati di nero o di bianco Nella seconda metà degli anni Settanta (1976-1979) realizza l’Alfabeto della mente: si tratta di segni grafici, o meglio di caratteri inventati, ciascuno dei quali è formato da vari segni di tipo alfabetico Dadamaino li utilizza per scrivere una serie di lettere che consistono ogni volta nella ripetizione di un singolo segno Il ciclo I fatti della vita viene esposto nel 1980 alla Biennale di Venezia in una sala personale; è costituito da 461 lavori su tela o su carta, scritti con i 12 segni ideati dall’artista; nello stesso anno tiene una personale alla Maggie Kress Gallery di Taos Fino alla metà degli anni Ottanta lavora al ciclo Costellazioni, in cui riappare il colore in sostituzione del nero e del grigio In tale opera i segni si concentrano per poi nuovamente disgregarsi e il loro condensarsi ricorda le galassie e gli ammassi stellari Nel 1987 inizia il ciclo Il movimento delle cose, per il quale utilizza fogli di plastica trasparente (poliestere) su cui dipinge con una penna speciale e secondo un procedimento particolare
Dadamaino: Dagli anni Novanta al nuovo millennio
Gli anni Novanta sono caratterizzati dall’evoluzione in senso cosmico del lavoro sul segno nella serie Sein und Zeit, avviata nel 1996 Pur lavorando con le stesse modalità, l’artista non intelaia più le opere ma le appende a una distanza di 20 cm dalla parete in modo da esaltarne la trasparenza L’antologica del 2000 al Museum Bochum le vale la consacrazione definitiva come figura primaria dell’avanguardia