Olio su cartone
Cm 33.3×21.6
1971
NOTE:
Autentica della Fondazione Antonio e Carmela Calderara n. 0364 del 22.10.2019
Sul retro firmato dall’artista, riporta la dicitura Per autentica, Carmela Calderara, 13/02/1978;
Sul retro etichetta Galleria Milano.
PROVENIENZA:
Galleria Grossetti/Annunciata;
Collezione privata, Milano
Dalla realtà all’idea
“Vorrei dipingere il niente che sia tutto, il silenzio, la luce. Vorrei dipingere l’infinito”. Così scrive Antonio Calderara in una poetica autobiografia, struggente e cristallina allo stesso tempo. In un momento preciso della sua vita Calderara fa cadere per sempre la linea curva, quella che disegna un volto, un occhio, un ventre gravido, e allontanandosi da quella curva si distacca dalla realtà come ricordo per avvicinarsi all’idea, in cui natura e uomo non scompaiono ma si avvicinano all’estrema sintesi, all’essenzialità. È la misura sempre umana ma non più concreta e tridimensionale, bensì invasa e annullata dalla luce, una luce senza sorgente, una luce intellettuale, che costruisce lo spazio senza limite in cui si annulla il tempo. I rettangoli e i quadrati che Calderara porta nella pittura, come questa presentata da Studio Guastalla, non sono geometria, ma rappresentazione della misura umana in uno spazio di luce, perché è sempre l’umanità al centro della sua arte, ma un’umanità spogliata della dimensione fisica, e arrivata finalmente alla sua essenza più pura e rarefatta. Al niente che è tutto.